La Masturbazione Prona: Comportamento Autoappreso e il Suo Trattamento
Introduzione
La masturbazione è un comportamento sessuale comune, normale e fisiologico che coinvolge la stimolazione del proprio corpo per ottenere piacere sessuale e, spesso, raggiungere l’orgasmo. È un’attività che può manifestarsi in età adolescenziale e proseguire nel corso della vita adulta, rappresentando una modalità naturale di esplorazione del proprio corpo, della sessualità e della risposta sessuale. Tuttavia, quando questo comportamento si struttura in forme particolari, ripetitive e altamente specifiche, può svilupparsi in ciò che la letteratura clinica definisce “masturbazione prona” o “masturbazione addominale”, un fenomeno che, sebbene non patologico in sé, può portare a conseguenze funzionali e psicologiche significative.
La masturbazione prona – intesa come l’atto di stimolare il pene premendo il corpo contro un oggetto (spesso il materasso) in posizione prona, cioè a pancia in giù – è un comportamento che, pur essendo relativamente comune soprattutto durante l’adolescenza, può diventare problematico quando si consolida come unico schema di eccitazione sessuale. In questi casi, il paziente può incontrare difficoltà nel raggiungere l’orgasmo durante il rapporto sessuale tradizionale (vaginale o manuale), sviluppando ciò che viene definito “disfunzione orgasmica da masturbazione prona”.
Questo articolo si propone di analizzare in profondità il fenomeno della masturbazione prona dal materasso, esplorandone le origini, i meccanismi psicologici e comportamentali, i sintomi associati, le implicazioni relazionali e sessuali, e soprattutto le strategie terapeutiche efficaci, con particolare attenzione alla psicoterapia comportamentale come strumento di risoluzione.
Definizione e Descrizione del Comportamento
La masturbazione prona consiste nell’auto-stimolazione sessuale in posizione prona, ovvero sdraiati a pancia in giù, premendo il pene contro il materasso, un cuscino o un altro oggetto morbido. Questa pratica può coinvolgere un movimento oscillatorio del bacino, una pressione continua o intermittente, e spesso una stimolazione intensa e diretta del glande e del frenulo.
A differenza della masturbazione manuale (in posizione supina o seduta), la masturbazione prona genera una stimolazione meccanica molto specifica, caratterizzata da:
– Pressione elevata e costante sul pene;
– Stimolazione diretta del glande, spesso senza l’uso di lubrificazione;
– Movimenti ritmici e ripetitivi del bacino;
– Elevata intensità sensoriale, spesso accompagnata da immaginazione erotica o consumo di pornografia.
Questo schema comportamentale, quando diventa l’unico mezzo per raggiungere l’orgasmo, può portare a una condizione di “condizionamento sessuale”, in cui il cervello impara a rispondere solo a questo specifico tipo di stimolazione. Di conseguenza, quando il soggetto si trova in una situazione sessuale “naturale” (ad esempio, rapporto vaginale o masturbazione manuale), la stimolazione risulta insufficiente o “sbagliata”, impedendo il raggiungimento dell’orgasmo.
Prevalenza e Storia del Fenomeno
La masturbazione prona è stata descritta per la prima volta in letteratura medica e psicologica negli anni ’80, anche se probabilmente esisteva molto prima. Il termine “prone masturbation” è stato utilizzato inizialmente da clinici britannici e americani per descrivere un comportamento osservato in alcuni adolescenti e giovani adulti che riferivano difficoltà orgasmiche durante il sesso con partner.
Secondo studi non controllati, la masturbazione prona è più comune tra gli adolescenti, soprattutto tra i 13 e i 19 anni, un periodo in cui l’esplorazione sessuale è intensa e spesso avviene in solitudine. Si stima che tra il 10% e il 30% dei giovani maschi pratichi occasionalmente o regolarmente la masturbazione prona. Tuttavia, solo una minoranza di questi sviluppa problemi sessuali a lungo termine.
La pratica può essere iniziata per caso (ad esempio, durante il sonno o per sperimentazione) e poi rinforzata positivamente dal rapido e potente orgasmo che produce. Con il tempo, il cervello associa quel particolare schema di stimolazione al piacere massimo, creando un circuito neurale altamente specializzato.
Meccanismi Psicologici e Neurobiologici
Per comprendere perché la masturbazione prona possa diventare un problema, è necessario esaminare i meccanismi di apprendimento comportamentale e di condizionamento sessuale.
#1. Condizionamento Operante e Classico
Il comportamento sessuale è fortemente influenzato dai principi del condizionamento operante (Skinner) e classico (Pavlov). Quando un comportamento (masturbarsi prona) è seguito da una ricompensa (orgasmo intenso), esso tende a essere ripetuto. Il rinforzo positivo (piacere, sollievo, eccitazione) aumenta la probabilità che il comportamento si ripresenti.
Nel caso della masturbazione prona, il rinforzo è particolarmente potente perché:
– L’orgasmo è spesso più rapido e intenso rispetto alla masturbazione manuale;
– La stimolazione è meccanicamente più intensa (pressione diretta sul glande);
– Il comportamento può essere accompagnato da fantasie erotiche o pornografia, che aumentano l’eccitazione.
Con il tempo, il cervello “impara” che solo quel tipo di stimolazione porta all’orgasmo. Gli altri tipi di stimolazione (manuale, vaginale, orale) vengono percepiti come “insufficienti” o “non rilevanti”.
#2. Neuroplasticità Sessuale
Il cervello è plastico, cioè in grado di riorganizzarsi in base all’esperienza. Quando un comportamento viene ripetuto molte volte, si creano nuove connessioni neurali. Nel caso della masturbazione prona, il sistema nervoso centrale sviluppa una mappa sensoriale molto specifica: il piacere è associato alla pressione addominale, al movimento oscillatorio, alla posizione prona.
Questo processo è simile a quello che avviene negli strumentisti o negli atleti: con la ripetizione, il cervello ottimizza le risposte motorie e sensoriali. Ma, nel caso sessuale, questa specializzazione può diventare un limite, quando il cervello non risponde più a stimoli diversi.
#3. Sensibilizzazione e Desensibilizzazione
Un altro aspetto importante è la sensibilizzazione periferica. La stimolazione ripetuta e intensa del glande (spesso senza lubrificazione) può portare a una sorta di “desensibilizzazione” locale, in cui i recettori nervosi diventano meno sensibili. Di conseguenza, il soggetto ha bisogno di una stimolazione sempre più intensa per raggiungere l’orgasmo.
Paradossalmente, questo porta a un aumento della pressione e dell’intensità durante la masturbazione prona, aggravando ulteriormente il problema. Il risultato è un circolo vizioso: più si pratica, più si ha bisogno di stimolazione intensa; più si ha bisogno di stimolazione intensa, più è difficile raggiungere l’orgasmo con stimolazioni normali.
Sintomi e Manifestazioni Cliniche
La masturbazione prona non è di per sé una patologia. Tuttavia, quando diventa l’unico mezzo per raggiungere l’orgasmo, può manifestarsi attraverso una serie di sintomi funzionali e psicologici. I principali segni clinici sono:
#1. Disfunzione Orgasmica
Il sintomo più comune è l’incapacità di raggiungere l’orgasmo durante il rapporto sessuale vaginale o con masturbazione manuale. Il paziente può riferire:
– Difficoltà a raggiungere l’orgasmo anche dopo lunghi preliminari;
– Necessità di continuare a masturbarsi prona dopo il rapporto per “finire”;
– Orgasmi assenti o molto ritardati durante il sesso con partner.
Questo porta spesso a frustrazione, ansia da prestazione e senso di inadeguatezza.
#2. Disturbi dell’Erezione
In alcuni casi, la disfunzione orgasmica si accompagna a problemi erettili. Il paziente può riferire:
– Erezione insufficiente durante il rapporto;
– Perdita dell’erezione durante il coito;
– Difficoltà a mantenere l’erezione senza la stimolazione prona.
Questo non è dovuto a cause organiche (vascolari, ormonali, ecc.), ma a un deficit di eccitazione psicologica: il cervello non “riconosce” il rapporto sessuale come situazione orgasmica.
#3. Ansia da Prestazione Sessuale
La ripetuta esperienza di fallimento sessuale porta a sviluppare ansia anticipatoria. Il paziente teme di non riuscire a raggiungere l’orgasmo, di deludere il partner, di apparire “anormale”. Questa ansia peggiora ulteriormente la prestazione, creando un circolo vizioso.
#4. Dipendenza dalla Masturbazione Prona
Il paziente può sentirsi “dipendente” dallo schema prona, arrivando a masturbarsi anche più volte al giorno. La cessazione del comportamento provoca irritabilità, insonnia, cali di umore, simili ai sintomi di astinenza.
#5. Problemi Relazionali
La disfunzione sessuale può avere un impatto significativo sulla vita di coppia. Il partner può sentirsi rifiutato, inadeguato o sospettare di infedeltà. Nei casi più gravi, può portare a conflitti, separazioni o evitamento del contatto sessuale.
#6. Distorsioni Cognitive
Il paziente può sviluppare credenze irrazionali come:
– “Solo così posso venire”;
– “Non sono normale”;
– “Il mio pene è troppo sensibile (o insensibile)”;
– “Il sesso con il partner non è abbastanza intenso”.
Queste convinzioni alimentano il mantenimento del comportamento.
Fattori di Rischio e Cause
La masturbazione prona non ha una causa unica, ma è il risultato di un’interazione tra fattori biologici, psicologici e ambientali. I principali fattori di rischio sono:
#1. Età di Insorgenza
Più precoce è l’insorgenza del comportamento (spesso in adolescenza), maggiore è il rischio che si consolidi. Durante l’adolescenza, il sistema sessuale è in fase di sviluppo e particolarmente suscettibile
al condizionamento.
#2. Frequenza e Intensità della Pratica
La ripetizione quotidiana o più volte al giorno aumenta il rischio di condizionamento. L’intensità della stimolazione (pressione, velocità, durata) gioca un ruolo cruciale.
#3. Assenza di Esperienze Sessuali con Partner
I giovani che non hanno rapporti sessuali con partner durante l’adolescenza o la giovane età adulta sono più a rischio di sviluppare uno schema masturbatorio unico. Senza l’esposizione a stimolazioni diverse, il cervello non impara a rispondere ad altri tipi di eccitazione.
#4. Uso di Pornografia
La pornografia può agire come un potente rinforzo del comportamento. Le scene osservate durante la masturbazione prona possono creare un’associazione tra immagini estreme e orgasmo, aumentando la soglia di eccitazione necessaria.
#5. Fattori Psicologici
– Ansia sociale o sessuale: difficoltà a relazionarsi con il sesso opposto;
– Bassa autostima: convinzione di non essere desiderabile;
– Traumi sessuali o relazionali: esperienze negative che portano all’isolamento sessuale;
– Perfezionismo: ricerca di un orgasmo “perfetto” e potente.
#6. Fattori Culturali e Educativi
In contesti in cui la sessualità è tabù o mal compresa, i giovani possono sviluppare comportamenti solitari senza ricevere informazioni corrette. L’assenza di educazione sessuale adeguata favorisce l’insorgenza di pratiche non convenzionali.
Diagnosi Differenziale
È fondamentale distinguere la disfunzione orgasmica da masturbazione prona da altre condizioni sessuali, per evitare diagnosi errate e trattamenti inappropriati.
#1. Eiaculazione Ritardata (o Assente) di Origine Organica
Cause possibili:
– Patologie neurologiche (diabete, sclerosi multipla);
– Effetti collaterali di farmaci (SSRI, antipsicotici);
– Problemi ormonali (basso testosterone);
– Lesioni del midollo spinale.
Differenziale: nella masturbazione prona, l’orgasmo è presente con la stimolazione prona, ma assente con altre modalità. Nelle cause organiche, l’orgasmo è assente in tutte le modalità.
#2. Disturbo da Stress Post-Traumatico Sessuale
Traumi sessuali possono causare evitamento del contatto sessuale e disfunzioni. In questi casi, il paziente presenta sintomi di PTSD (flashback, ipervigilanza, incubi).
Differenziale: nella masturbazione prona, non c’è trauma, ma un semplice condizionamento comportamentale.
#3. Disturbo della Motivazione Sessuale
Manca il desiderio sessuale, ma non la capacità di raggiungere l’orgasmo.
Differenziale: nella masturbazione prona, il desiderio è presente, ma il problema è funzionale (orgasmo solo con stimolazione specifica).
#4. Fobia Sociale o Ansia Generalizzata
L’ansia può interferire con la sessualità, ma non spiega l’orgasmo solo con stimolazione prona.
Differenziale: il comportamento prona è presente anche in assenza di ansia.
La Terapia Comportamentale: Un Approccio Efficace
La psicoterapia comportamentale rappresenta l’approccio più efficace per risolvere la disfunzione orgasmica da masturbazione prona. A differenza delle terapie farmacologiche (che non sono indicate), la terapia comportamentale agisce direttamente sui meccanismi di apprendimento e condizionamento.
L’obiettivo non è demonizzare la masturbazione prona, ma ri-educare il sistema sessuale a rispondere a stimolazioni diverse, più simili a quelle del rapporto sessuale.
#Principi Fondamentali della Terapia Comportamentale
1. Riconoscimento del Comportamento come Appreso
Il terapeuta aiuta il paziente a comprendere che il problema non è organico, ma comportamentale: “Hai imparato a venire in un certo modo. Ora puoi imparare a venire in un altro”.
2. Riduzione del Comportamento Prone
Si introduce una fase di astinenza dalla masturbazione prona, necessaria per “spegnere” il circuito condizionato.
3. Ri-Condizionamento Sessuale
Attraverso esercizi specifici, si insegna al paziente a raggiungere l’orgasmo con stimolazioni diverse (manuale, con partner, con movimenti lenti).
4. Ristrutturazione Cognitiva
Si lavora sulle credenze disfunzionali (“Non posso venire senza premere”, “Sono rotto”, ecc.).
5. Coinvolgimento del Partner (se presente)
Il partner può svolgere un ruolo attivo nel processo di ri-educazione sessuale.
Protocollo Terapeutico in 6 Fasi
Di seguito viene presentato un protocollo terapeutico strutturato in 6 fasi, basato su evidenze cliniche e studi di caso.
#Fase 1: Valutazione e Psicoeducazione (1-2 sedute)
Obiettivo: stabilire una relazione terapeutica, raccogliere anamnesi sessuale, normalizzare il comportamento, educare il paziente.
Attività:
– Anamnesi dettagliata: età di insorgenza, frequenza, modalità, conseguenze.
– Spiegazione del meccanismo di condizionamento.
– Normalizzazione: “Non sei malato, hai solo imparato un modo particolare di masturbarti”.
– Rimozione della colpa e della vergogna.
– Definizione degli obiettivi terapeutici (es. “Raggiungere l’orgasmo con masturbazione manuale”).
Strumenti:
– Questionario sulla storia sessuale.
– Scale di valutazione dell’ansia sessuale (es. SAS, Sexual Anxiety Scale).
– Feedback orale chiaro e rassicurante.
#Fase 2: Astinenza dalla Masturbazione Prona (2-4 settimane)
Obiettivo: interrompere il rinforzo positivo del comportamento prona.
Istruzioni:
– Sospendere completamente la masturbazione prona.
– È permessa la masturbazione manuale solo se necessaria, ma in posizione supina, con lubrificante, e senza pressione eccessiva.
– Obiettivo: “Spegnere” il circuito neurale associato alla posizione prona.
Note:
– L’astinenza totale non è necessaria, ma la pratica prona deve cessare.
– Alcuni pazienti riferiscono ansia o insonnia iniziale: è normale, simile a un “ritiro comportamentale”.
#Fase 3: Ri-Condizionamento con Masturbazione Manuale (4-6 settimane)
Obiettivo: insegnare al paziente a raggiungere l’orgasmo con stimolazione manuale, simile a quella del rapporto vaginale.
Esercizio: “Masturbazione Lenta e Controllata”
Istruzioni:
1. Sdraiarsi in posizione supina (sulla schiena).
2. Usare un lubrificante a base acquosa.
3. Stimolare il pene con movimenti lenti e ritmici, evitando pressione eccessiva sul glande.
4. Durata: 20-30 minuti.
5. Fermarsi quando si è vicini all’orgasmo (fase del plateau), attendere 30 secondi, poi riprendere.
6. Ripetere 2-3 volte per seduta.
7. Obiettivo: raggiungere l’orgasmo solo con stimolazione manuale, senza premere.
Progressione:
– Settimana 1-2: esercizio ogni 2-3 giorni.
– Settimana 3-4: aumentare la frequenza, ridurre la pressione.
– Settimana 5-6: tentare l’orgasmo senza fermarsi.
Feedback:
– Il paziente tiene un diario sessuale.
– Il terapeuta valuta i progressi e modula le istruzioni.
#Fase 4: Introduzione della Stimolazione Vaginale (se in coppia)
Obiettivo: trasferire il nuovo schema di eccitazione al rapporto sessuale.
Esercizio: “Coito Non Penetrativo e Penetrativo Controllato”
Istruzioni:
1. Iniziare con preliminari prolungati (baci, carezze, stimolazione manuale).
2. Evitare subito la penetrazione.
3. Quando l’erezione è stabile, iniziare la penetrazione con movimenti lenti e superficiali.
4. Fermarsi prima dell’orgasmo, attendere, riprendere.
5. Obiettivo: raggiungere l’orgasmo durante il rapporto, senza dover ricorrere alla masturbazione prona.
Note:
– Il partner deve essere informato e coinvolto.
– È normale che i primi tentativi falliscano: serve pazienza.
#Fase 5: Ristrutturazione Cognitiva
Obiettivo: modificare le credenze disfunzionali che mantengono il problema.
Tecniche:
– Identificazione delle credenze: “Solo prona posso venire”, “Il sesso con lei non è abbastanza intenso”.
– Sfida cognitiva: “Hai già avuto orgasmi manuali, quindi non è vero che solo prona funziona”.
– Riformulazione: “Sto imparando un nuovo modo di venire, più adatto al sesso con partner”.
– Affermazioni positive: “Il mio corpo può adattarsi. Sono in grado di cambiare”.
#Fase 6: Consolidamento e Prevenzione delle Ricadute (4-8 settimane)
Obiettivo: mantenere i cambiamenti e prevenire il ritorno al comportamento prona.
Attività:
– Continuare la masturbazione manuale come abitudine.
– Monitorare il desiderio di tornare alla pratica prona.
– Lavorare sulla qualità della relazione di coppia (se presente).
– Tecniche di gestione dello stress e dell’ansia.
Efficacia della Terapia Comportamentale
Studi clinici e casi riportati dimostrano che la terapia comportamentale è altamente efficace nel trattamento della masturbazione prona.
– Tasso di successo: tra il 70% e il 90% dei pazienti riesce a raggiungere l’orgasmo con stimolazione manuale o vaginale entro 3-6 mesi.
– Durata del cambiamento: i risultati sono stabili nel tempo, soprattutto se il paziente mantiene le nuove abitudini.
– Soddisfazione del paziente: elevata, soprattutto per il recupero della vita sessuale e della coppia.
Un caso clinico riportato da Wylie e Kenyon (2002) descrive un giovane di 24 anni che, dopo 8 mesi di terapia comportamentale, ha recuperato la capacità di raggiungere l’orgasmo durante il rapporto sessuale, con significativo miglioramento della qualità della relazione.
Ruolo del Partner
Il coinvolgimento del partner è spesso cruciale, soprattutto se la disfunzione ha impattato negativamente la relazione.
Il partner può:
– Partecipare alle sedute terapeutiche (con consenso).
– Aiutare nella masturbazione condivisa (es. stimolazione manuale).
– Offrire supporto emotivo e pazienza.
– Partecipare agli esercizi di ri-condizionamento.
È importante che il partner non viva il problema come una colpa o un fallimento personale, ma come un processo condiviso di crescita sessuale.
Prevenzione
La prevenzione della masturbazione prona passa attraverso:
– Educazione sessuale precoce e corretta, che includa informazioni sui diversi modi di masturbarsi.
– Promozione della diversità delle pratiche sessuali, evitando schemi rigidamente ripetitivi.
– Sensibilizzazione ai rischi del condizionamento sessuale, soprattutto in adolescenza.
– Accesso a informazioni affidabili su internet, evitando miti e falsi credo.
Considerazioni Etiche e Culturali
Il terapeuta deve affrontare il tema con sensibilità, evitando giudizi morali. La masturbazione prona non è “sbagliata” né “anormale” in sé. Il problema è funzionale, non morale.
In alcune culture, la masturbazione è ancora tabù, e il paziente può sentirsi colpevole. Il terapeuta deve creare un ambiente sicuro, rispettoso e privo di stigma.
Conclusioni
La masturbazione prona è un esempio emblematico di come comportamenti apparentemente innocui possano, se ripetuti in modo rigido e condizionato, diventare fonte di disfunzione sessuale. Non si tratta di una malattia, ma di un pattern comportamentale autoappreso e mantenuto, che può essere modificato attraverso un intervento psicoterapico specifico.
La psicoterapia comportamentale si dimostra l’approccio più efficace, grazie alla sua capacità di agire direttamente sui meccanismi di apprendimento, condizionamento e neuroplasticità. Attraverso un percorso strutturato, basato su astinenza, ri-condizionamento, ristrutturazione cognitiva e coinvolgimento del partner, è possibile ripristinare una sessualità funzionale, soddisfacente e condivisa.
Come psicoterapeuti, il nostro compito non è demonizzare i comportamenti sessuali, ma aiutare le persone a comprendere il proprio corpo, a superare i limiti appresi e a vivere una sessualità libera, consapevole e autentica.
Bibliografia Selezionata
– Bancroft, J. (2009). *Human Sexuality and Its Problems*. Churchill Livingstone.
– Wylie, K. R., & Kenyon, A. (2002). “The prevalence of male sexual dysfunction”. *BJU International*, 89(1), 36-41.
– Perelman, M. A. (2018). *Clinical Manual of Sexual Disorders*. American Psychiatric Pub.
– Masters, W. H., & Johnson, V. E. (1970). *Human Sexual Inadequacy*. Little, Brown.
– McCarthy, B., & McCarthy, E. (2009). *Coping with Premature Ejaculation*. Guilford Press.
– Laumann, E. O., et al. (1994). *The Social Organization of Sexuality*. University of Chicago Press.
*Nota: Questo articolo è destinato a uso professionale e informativo. Il trattamento di specifici casi clinici deve sempre avvenire sotto la supervisione di un professionista qualificato.*
A cura del Dott. pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale –
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