Ansia da prestazione: cos’è e cosa significa

ANSIA DA PRESTAZIONE: COS’E’ E COSA SIGNIFICA

L’espressione sintomatica più evidente di un’ansia da prestazione che comporta una disfunzione sessuale è data dall’incapacità a portare avanti un rapporto intimo soddisfacente con la propria partner. Un disturbo che nasce dall’impossibilità di produrre un’erezione consistente e adeguata ad avviare un atto penetrativo appagante.

Il discorso, però, è molto più complesso: oltre a queste sintomatologie più evidenti, se ne celano di altre a livello psicologico non evidenti all’osservatrice e spesso non riconosciute neppure dal paziente stesso. Il riferimento è a quei pensieri di inadeguatezza rispetto alla propria capacità di poter avere un’erezione e di poter condurre un incontro sessuale e ai sentimenti di autosvalutazione che il soggetto con ansia da prestazione porta con sé e alimenta in maniera disfunzionale.

Un trattamento di cura per questo tipo di sintomi può procedere ed avere successo a partire innanzitutto dall’individuazione e dal riconoscimento di questi meccanismi mentali distorti e delle espressioni emotive che producono e accrescono il problema.

Sfruttando un’immagine metaforica, il paziente con ansia da prestazione sessuale può essere paragonato a un leone che si vergogna a causa della percepita inadeguatezza rispetto al suo status di re della foresta. Allo stesso modo si comporta l’uomo che comincia a dubitare della propria bontà di amatore rispetto al rapporto d’intimità: uno stato di agitazione che genererà sia problematicità a produrre una funzionalità erettile corretta, sia crescente difficoltà di relazione con l’altro sesso.

Osserviamo come ci siano, dunque, due punti di vista che vanno studiati e approfonditi: quello legato alla difficoltà d’erezione e alla conseguente impossibilità a consumare un rapporto sessuale che in numerosi casi comporta il ritiro sociale del paziente rispetto all’altro sesso per evitare di incappare in brutte figure; quello che il soggetto pensa e sente e che, come detto, nella maggior parte delle situazioni è incomprensibile perfino ad egli stesso: l’ansia da prestazione sessuale, infatti, parte ancor prima della situazione effettiva in cui si potrebbe concretizzare l’incontro intimo con la partner, a causa delle sue credenze e valutazioni relative alla propria inadeguatezza nel compimento del rapporto.

Il suo stato di disagio psicologico, pertanto, è un sintomo correlato a un circolo vizioso dove le conseguenze e le cause cominciano a inseguirsi al pari di un serpente che si morde la coda: il senso di inadeguatezza (sintomo psicogeno) andrà ad innescarsi sull’incapacità di produrre un’erezione (sintomo fisico) alimentando credenze di autosvalutazione e di autosqualificazione di sé.

Il paziente comincerà a strutturare degli errori cognitivi, ossia pensieri distorti e disfunzionali, le cui categorie più frequenti sono:

  • Ipergeneralizzazione: uno specifico evento è visto come essere caratteristica di vita in generale piuttosto che come essere un evento fra tanti: è fare di tutta l’erba un fascio. Il paziente potrebbe pensare: “Non sono riuscito ad avere l’erezione una volta, perciò non riuscirò a produrla in nessun’altra situazione futura”.
  • Ragionamento emotivo: considerare le reazioni emotive come reazioni strettamente attendibili della situazione reale. Ad esempio, decidere che siccome ci si sente sfiduciati, la situazione è senza speranza. Il paziente potrebbe pensare: “Dato che mi sento così intimidito/spaventato/triste/ansioso, allora è vero che nemmeno questa volta riuscirò ad avere un’erezione e un rapporto sessuale”. Lo stato emotivo è assunto come prova del proprio futuro insuccesso: ragionando così, il fallimento sarà purtroppo inevitabile.
  • Riferimento al destino: l’individuo reagisce come se le proprie aspettative negative sugli eventi futuri siano fatti stabiliti, ovvero sa già che succederà una certa cosa o che una certa cosa andrà male. Può sembrare banale e scontato precisare che l’uomo non ha, tra le sue innumerevoli capacità, la dote della preveggenza. Il paziente potrebbe pensare: “Ormai sarà sempre così: lo so già che non riuscirò ad avere mai più l’erezione”. Questa immaginazione provocherà tristezza nel soggetto che automaticamente non sarà in grado di eccitarsi e di produrre l’erezione, confermando in tal modo quanto già si era prospettato.
  • Catastrofizzazione: gli eventi negativi che possono capitare sono trattati come intollerabili catastrofi piuttosto che essere visti nella giusta prospettiva. Il paziente, in questo contesto, potrebbe generare pensieri del tipo: “È gravissimo non riuscire a soddifare una donna”. Sicuramente è una sensazione spiacevole, ma non è assolutamente ciò che di più grave possa accadere nella vita, anche perché è perfettamente risolvibile.

Grazie alla psicoterapia cognitivo-comportamentale, che è il trattamento elettivo per la forma psicogena del problema, la ristrutturazione di questi illogici cognitivi è possibile, consentendo una svolta in positivo alla vita sessuale del paziente, il quale riacquisterà autostima e fiducia nelle proprie capacità.

Articolo a cura: Dott. Pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

 

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