I SINTOMI DELLA DEPRESSIONE
La depressione è una patologia che il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) qualifica come disturbo dell’umore.
È evidente, pertanto, come l’aspetto da monitorare con attenzione sia il tono umorale del soggetto che, in caso di stato depressivo, subisce una flessione drastica che sfocia nel pessimismo cognitivo e nel passivismo fisico.
I ritmi intensamente rapidi e frenetici della quotidianità contemporanea sono talvolta insostenibili da fronteggiare a pieno regime psicofisico per ciascun uomo: capita spesso, infatti, di ritrovarsi ad avvertire percezioni di stanchezza o di demotivazione, o ancora sentimenti di tristezza o di noia. Tuttavia, non sempre rappresentano primi segnali di depressione, bensì sono manifestazioni più generali di ansia e spossatezza dovute alla grossa mole di impegni cui si è chiamati ad assolvere.
Il tutto, però, è pressocchè momentaneo e passeggero nel giro di poco.
La depressione, invece, si configura come un vero e proprio disturbo patologico, la cui durata è variabile a seconda della sua natura, se episodica o se maggiore, per cui, seppure limitati ad una particolare fase di vita, si manifesta con un corredo sintomatologico piuttosto significativo e potente in termini di intensità e frequenza.
Ne deriva, come già accennato poc’anzi, un’alterazione al ribasso dell’umore del soggetto che, a differenza di quand’è in condizioni normali, non è in grado di adattare le risposte emotive al piacere o dispiacere della situazione vissuta, ma va ad assumere una condizione di negatività monopolizzante.
All’innesco di questo circuito vizioso agiscono, in sinergia concomitante, più fattori di matrice diversa: da quelli genetici a familiari a quelli biologici e neurobiologici, da quelli psicologici a quelli sociali ed ambientali. Si suole parlare, pertanto, di multifattorialità eziologica della depressione.
Andremo ad approfondire, di seguito, quali siano i sintomi reali attraverso la cui identificazione è possibile effettuare una diagnosi esatta di reale stato depressivo.
La sintomatologia con cui la depressione può dimostrare la sua presenza è particolarmente ampia e variabile da paziente in paziente.
I segni del disturbo più comunementi diffusi ed evidenti sono i seguenti:
- Condizione umorale depressa per la quasi totalità giornaliera: rientra tra i sintomi cognitivo-emotivi della depressione. La persona risulta prigioniera di stati emotivi melanconici, disperati, tristi ed ansimanti, trovando rifugio nel lamento costante e nel pianto. Emerge con forza un vissuto di pena e abbattimento totale: come se il mondo avesse manifestato tutta la sua oppressione e la sua avversione nei propri riguardi. La percezione sovrana è quella di un vuoto esistenziale impossibile da colmare, da cui la demotivazione a tentarlo e la sfiducia verso il futuro.
- Disinteresse e dispiacere verso ogni tipo di azione quotidiana: altra manifestazione cognitivo-emotiva con cui, come già anticipato, l’umore del paziente non è in grado di operare un distinguo oggettivo e corretto delle contingenze che si ritrova a vivere. Lo stato d’animo estremizzante è tutto incentrato sul carattere oscuro e negativo della circostanza e non c’è spazio per la luce e l’ottimismo. Tale predisposizione di dispiacere e pessimismo verso ogni cosa non può che renderla priva di interesse e insignificante.
- Stato psicomotorio in agitazione o in rallentamento: è una sintomatologia cognitiva e somatica al contempo. L’alterazione dell’umore al ribasso sfocia in una predisposizione psicofisica che alterna condizioni di scuotimento ansimante ad altre di abbattimento spossante. Il pensiero predominante è, in ogni caso, di assoluta negatività per sè e il proprio universo esistenziale.
- Indebolimento e affaticamento fisico: è una manifestazione somatica con cui il soggetto depresso avverte una totale mancanza di energia e di vitalità. È come se una sensazione di affatticamento invasivo incombesse oltremisura, producendo destabilizzazione e debilitazione a fronteggiare qualsiasi tipo di attività.
- Disturbi d’ansia: si configura come una condizione di costante preoccupazione e agitazione generalizzata e disfunzionale rispetto alla quotidianità che si vive. Tutto diviene un problema e una minaccia da cui poter ricevere cattiveria e mali. Una delle manifestazioni d’ansia più diffuse è l’attacco di panico.
- Disturbi del sonno: il paziente, scosso e avvolto da una nube grigia di pensieri pessimistici e autosqualificanti, non trova un riposo equilibrato. Si assiste, infatti, a numerosi casi di insonnia o di ipersonnia, che stravolgono in maniera tutt’altro che positiva la giornata di chi ne soffre.
- Calo del desiderio sessuale: la sensazione di dispiacere verso quelle attività che, normalmente, destavano l’interesse della persona caduta in depressione, avvolge anche il momento di appagamento e di piacere per eccellenza in un uomo. C’è poca voglia di incontrare in intimità il proprio partner sessuale, dal momento che la produzione di pensieri negativi non può far altro che inibire fisiologicamente l’eccitazione, da cui la mancanza di erezione nel maschio e l’impossibilità a procedere col rapporto penetrativo.
- Disturbi dell’appetito: indipendentemente dalla volontà e dal controllo personale, nel paziente depresso può verificarsi una perdita o un aumento di peso o di appetito. Il peso corporeo, dunque, in difetto oppure in eccesso, risulta modificato senza rifarsi a particolari diete alimentari. Non sono rari i casi di anoressia o, al contrario, di obesità.
- Psicosomatizzazioni: si tratta di aspetti somatici con cui il soggetto, con elevato grado di ipocondria, si autopersuade di percepire sintomi di dolori generalizzati a ossa, muscoli e addominali, emicrania, gastrite, tachicardia, ecc. Il paziente avverte realmente in sé queste difficoltà fisiche, motivo per cui esse hanno ripercussioni rilevanti sul suo stato emotivo, che non può che essere negativo e spossato nell’approccio interpersonale e generale.
- Cattiva concentrazione di pensiero, motivazione, decisione, azione e pianificazione: la percezione di affaticamento fisico e mentale rende il paziente irritabile e snervato, per cui appare una conseguenza logica il fatto di non risultare in grado di mantenere o avviare la giusta dose di attenzione nell’esplicazione di una particolare mansione o di un preciso ragionamento logico.
- Rintanamento nella solitudine e nell’isolamento sociale: lo stato di malessere psicofisico induce il paziente a limitare o, addirittura, a evitare del tutto le relazioni per vergogna o timore di essere giudicato male. Questa trappola cognitiva provoca una restrizione significativa della cura di sé e dei rapporti interpersonali.
- Pessimismo generalizzato e ruminazione: percezione di sensazioni negative, quali la rassegnazione, la sfiducia, l’inutilità, l’autosqualificazione, la delusione, il fallimento, la tristezza. Il tutto è enfatizzato a livelli estremi, producendo eccessivi sentimenti e pensieri di senso di colpa e di risentimento: la causa di tutti i mali che accadono a sé e ai propri cari è, nella convinzione del paziente, solo ed esclusivamente propria.
- Assillanti meccanismi cognitivi di morte o di suicidio: il soggetto vive la sua psicologia e la sua fisicità nel caos cosmico e pessimistico più totale, per cui si ritrova a voler porre fine alla proprie sofferenze attraverso l’atto più estremo, veloce e fatale che possa compiersi. Mentre in alcuni casi si prospetta il suicidio senza una reale elaborazione di un piano particolare per attuarlo, in altri, purtroppo, ne concretizza i tentativi.
L’identificazione del disturbo spetta a uno specialista. Per effettuare una diagnosi rigorosa di stato depressivo non è essenziale la compresenza globale dei sintomi sopraelencati: la percezione reale di cinque di tali espressioni psicofisiche designerà la patologia come tale.
Nel piano diagnostico, inoltre, vanno vagliate la durata e l’intensità di queste manifestazioni: si può parlare di depressione quando si manifesta per la quasi pienezza del giorno, quasi ogni giorno e per un arco temporale di almeno due settimane in serie.
Per la cura della depressione, è possibile rifarsi, oltre al trattamento farmacologico con antidepressivi, anche ad un approccio psicologico che sta dimostrando tutta la sua rilevanza e potenza nella risoluzione del problema.
Si tratta della psicoterapia cognitivo-comportamentale, con cui lo specialista insegna al paziente a riconoscere, identificare, selezionare e correggere quegli errori cognitivi che gli hanno originato e alimentato emozioni negative di paura, ansia, tristezza e autosqualificazione.
A differenza della terapia farmacologica, essa non interviene sul sintomo fisico, che è una conseguenza, ma agisce con forza sulla causa primaria da cui scaturiscono le manifestazioni del disturbo, ovvero sui pensieri distorti e disfunzionali che il soggetto fa in merito alla propria esistenza.
Le tecniche e le strategie apprese nel corso delle sedute saranno, per la persona depressa, la base da cui partire per ripartire: al pessimismo vi subentrerà un rinnovato ottimismo, la negatività sarà scalzata dalla positività, l’idea della morte verrà rimossa in favore della bellezza della vita.
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