QUAL’È LO SPECIALISTA PER CURARE IL PANICO?
Sulla base della mia esperienza professionale si può affermare che i pazienti, prima di richiedere la consulenza di psicoterapia, abbiano vagato tra diversi specialisti, raccontando di essere stati più volte in pronto soccorso, di aver effettuato visite e accertamenti dal cardiologo, dal neurologo, dallo pneumologo, di essersi sottoposti a delle risonanze magnetiche (Tac) perché convinti che il problema fosse di natura fisica.
Poiché uno dei sintomi principi del disturbo di panico è l’accelerazione del battito cardiaco, è lecito che la vittima della crisi pensi a delle anomalie del cuore, pertanto si rivolge allo specialista del settore, il cardiologo, e così via per ognuno dei sintomi, delle credenze che si costruiscono attorno ad essi e dell’eventuale relativo esperto medico.
Se durante l’attacco il paziente avverte un senso di sbandamento e un forte giramento di testa, si può credere che il problema sia di matrice neurologica, perciò ci si rivolge al neurologo.
Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, tutte le consulenze e gli approfondimenti clinici non portano ad alcuna evidenza.
Benchè gli esiti dei vari test medici cui si è sottoposto non rilevano alcun tipo di disturbo fisico, il paziente, che potrebbe essere felice, in realtà non è consolato da questo fatto perché si ritrova punto e a capo.
Tuttavia, è fondamentale avere la garanzia che il corpo funzioni nella norma, perché scopriremo che il problema di panico, la cui natura è psicologica, è risolvibile in maniera completa, reale e definitiva seguendo il trattamento elettivo per la sua cura, ovvero la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Lo specialista da ricercare per un trattamento risolutivo giusto, dunque, è lo psicoterapeuta a orientamento cognitivo-comportamentale.
Molti pazienti dicono di aver ricevuto delle terapie farmacologiche prescritte dal loro psichiatra o neurologo: non hanno sbagliato a richiedere questo supporto e in molti casi, mentre si intraprende un percorso di psicoterapia, ci si aiuta con ansiolitici, antidepressivi o altro, a discrezione dell’esperto che ha valutato la situazione.
È altrettanto vero che nella gran parte dei casi la somministrazione esclusiva del farmaco non è stata sufficiente a risolvere un disturbo di panico.
Nei casi di attacchi di panico, specie quando si arriva al trattamento farmacologico già dopo alcuni mesi dall’esordio delle crisi, il paziente ha già strutturato dei pensieri disfunzionali, ossia delle convinzione sul problema che non permettono alla pillola o alle goccine di allentare il sintomo e di cambiare la sfera cognitiva con le credenze e le valutazione che egli ha costruito sulla pericolosità di quanto avverte e sulla sua condizione di salute.
La psicoterapia cognitiva è l’unico trattamento potente in grado di porre rimedio concreto e completo al problema di panico: nessun cardiologo o pneumologo può intervenire su un disturbo che ha origine psicologica, nei pensieri del paziente.
Oltre allo psicoterapeuta suddetto, un’altra figura adatta può essere lo psichiatra, tuttavia è bene ribadire che il farmaco non sempre riesce a ristrutturare le credenze errate che il soggetto si è costruito.
Ad esempio, la convinzione che l’allontamento dalla propria casa o l’ingresso in una banca siano situazioni rischiose che potrebbero innescare l’attacco molto difficilmente può essere riconosciuta come sbagliata e corretta attraverso la somministrazione di pillole o goccine.
Probabilmente l’assunzione di queste potrebbe alleggerire temporaneamente il paziente rispetto al sintomo, ma non è scontato che questo allentamento artificiale della tensione e dell’ansia possa risultare davvero utile, soprattutto quando il disturbo di panico è ben strutturato in quanto la vittima ne soffre da vario tempo.
A prova di quanto si afferma vi sono l’esperienza clinica sul disturbo e tutte le storie che i pazienti raccontano: anni e anni di malessere e di sofferenza durante i quali sono giunti a privarsi di tante situazioni e di cose belle, nonostante seguissero una terapia farmacologica quotidiana.
L’invito per i lettori interessati è di rivolgersi a seguire una psicoterapia cognitivo-comportamentale senza ovviamente interrompere eventuali assunzioni di farmaci: la soluzione ideale è l’integrazione, figlia di una collaborazione costruttiva tra professionisti, per raggiungere il fine ultimo della guarigione del paziente con disturbo di panico.
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