COSA FARE PER CURARE GLI ATTACCHI DI PANICO
Un paziente che intende curarsi da un disturbo di attacchi di panico è sicuramente una persona che ha cercato ed acquisito molte informazioni, richiesto molte consulenze e si è sottoposto a diversi accertamenti medici.
Conosce com’è fatto il disturbo perché ha letto delle notizie e degli articoli su internet, ha acquistato dei testi, si è confrontato con altra gente col medesimo problema.
Difficilmente non ha tentato di individuare e di sottoporsi a uno o più trattamenti di guarigione, dagli psicofarmaci alla psicoterapia: da un lato, il farmaco che chimicamente può attenuare i sintomi che sono un’espressione del disturbo; dall’altro, la psicoterapia che, però, deve avere orientamento cognitivo-comportamentale per indagare e intervenire al meglio sui pensieri e sull’aspetto cognitivo del paziente rispetto al panico e alla sua singolare esperienza col disturbo, modificandoli attraverso la spiegazione dei meccanismi d’azione del problema (ad esempio, il sintomo come espressione fisica, sensazione e conseguenza del pensiero) e la successiva ristrutturazione cognitiva.
Spesso e volentieri il paziente si sottopone a psicoterapie di modello teorico diverso da quello elettivo suddetto, indubbiamente valide, ma non adatte alla risoluzione definitiva e reale assicurata invece dalla cognitivo-comportamentale che sin da subito gli conferisce consapevolezza e chiarimento sul legame indissolubile esistente tra il suo pensiero e gli stati d’animo vissuti.
Attraverso una situazione emblematica: non si può avere paura di un cane se non si pensa che sia pericoloso, possa mordere o assalire; allo stesso modo non si può essere rallegrati dalla sua vista se non si pensa che sia dolce, tenero e possa fare festa.
O ancora: se si avverte un rumore in piena notte non si può essere spaventati se non si crede che stia accadendo qualcosa di grave; la paura insorge nel momento in cui si correla il rumore al fatto che possa essere dovuto all’intrusione in casa dei ladri, ma se si orienta il pensiero al fatto che possa essere stato il gatto sul balcone l’emozione provata non sarà di timore, bensì di sorpresa o di fastidio.
Lo stato d’animo è connesso direttamente al pensiero, come dimostra uno degli strumenti tecnici fondanti della psicoterapia cognitivo-comportamentale, il “Modello ABC”, che ciascun paziente in cura deve assolutamente studiare, conoscere e applicare per guarire.
Egli deve comprendere le basi della terapia e farsi guidare dall’esperto, ma è consigliabile acquistare pure dei manuali su quest’orientamento psicoterapeutico, non per essere autodidatta, ma affinchè il testo diventi un auto-aiuto per l’acquisizione di quelle nozioni che possano agevolare il lavoro con lo specialista.
In molti casi già la conoscenza e la comprensione del solo “Modello ABC” sono risultate sufficienti per cambiare il modo di ragionare e di vedere il disturbo di panico.
Il trattamento farmacologico è importante nelle fasi acute del problema e può essere un valido aiuto per alleviare i sintomi: sicuramente tanti pazienti hanno tratto benefici dall’assunzione dei medicinali o addirittura sono guariti attraverso questo percorso, tuttavia l’esperienza clinica dimostra che altrettanti pazienti che somministrano psicofarmaci da diversi anni continuano ugualmente a subire gli attacchi critici del disturbo di panico.
Dal mio punto di vista, il trattamento farmacologico è attenuativo dei sintomi, ma non risolutivo del problema: chi già assume questa tipologia di farmaci dovrebbe intraprendere una psicoterapia cognitivo-comportamentale ed eventualmente col proprio medico ridiscutere, dopo i primi miglioramenti, la possibilità di modificare l’assunzione di pillole o goccine che siano.
Non si può giustificare, infatti, un percorso farmacologico che va avanti da anni per un disturbo che appartiene alla famiglia di quelli d’ansia e che, in quanto tale, non è cronico.
La “cronicità” viene data dal fatto che, nonostante i tentativi di cura, il disturbo è ancora presente: tutto ciò alimenta e rinforza la credenza del paziente sulla gravità del problema e sull’impossibilità di guarire, incementando il panico fino a cronicizzarlo.
Per sua natura un disturbo d’ansia non è cronico, ma va trattato con gli strumenti giusti.
Si consiglia il seguente video “Attacchi di panico: la cura definitiva” (A cura del Dott. Pierpaolo Casto)