COME SI RICONOSCE UN ATTACCO DI PANICO
Un disturbo di attacco di panico si riconosce dai sintomi, tuttavia non è semplice riconoscerlo per un “non addetto ai lavori”, ossia un non specialista del settore.
Spesso e volentieri questo viene confuso con un altro tipo di disturbo e il paziente stesso lo confonderà con altri slegati dall’ansia.
Ad esempio, chi ne è vittima lamenta un battito cardiaco accelerato, sudorazione abbondante, un senso di oppressione al petto, tremori diffusi alle gambe, alle braccia e alle mani, un senso di svenimento, di perdita del controllo, di irrealtà, una sensazione di essere sul punto di morire: la persona, insomma, viene investita in maniera estremamente forte dalla paura.
Una paura che non è immotivata, ma legata alla constatazione che al proprio corpo stia accadendo qualcosa e che stia funzionando diversamente dalla normalità: quando avverte la tachicardia, capita che il paziente racconti di sentire il cuore in gola, che risulta secca, quasi avvolta da un cappio che la stringe e la soffoca.
La sintomatologia suddetta può dare al non esperto l’idea di un infarto imminente, pertanto la reazione più logica e immediata è quella di chiedere soccorso.
È una costante, infatti, assistere in seduta alla narrazione dei pazienti che dicono di essersi rivolti più volte al pronto soccorso in queste occasioni: luogo in cui ci si sottopone a una serie di accertamenti come l’elettrocardiogramma, la visita dal cardiologo, la misurazione della pressione. Puntualmente tutti avrebbero dato esiti buoni e si sarebbe accertato, di conseguenza, nessun pericolo di vita.
A questi controlli ne seguono, magari, ulteriori effettuati privatamente, ma col medesimo risultato: i sintomi non sono correlati ad alcun tipo di problema fisico.
Tuttavia, in questa fortuna persiste la sfortuna del paziente, che ribadisce di sentirsi male periodicamente, con una cadenza che è variabile da soggetto in soggetto, verificando su di sé questi attacchi episodici improvvisi corredati dalla sintomatologia descritta poc’anzi, che investe tutto il corpo.
E di nuovo la routine medica (controlli al pronto soccorso e ai vari specialisti) e gli stessi esiti: a livello fisico è tutto nella norma.
Sorge spontanea e motivata, allora, la domanda del paziente che si chiede da cosa possa dipendere e derivare il suo malessere che episodicamente, nel tempo, continua a insorgere in modalità sempre più forte, se questo disturbo ha un nome e soprattutto se esista una cura adeguata.
A volte passano anni prima che si giunga a una diagnosi esatta che possa avviare un trattamento mirato.
Durante il periodo (di mesi o di anni) di incoscienza del disturbo, il soggetto cerca e ricerca di continuo la causa probabile, perseverando nei controlli e negli accertamenti che, tuttavia, non indicano alcuna anomalia organica, eppure egli continua a non sentirsi bene e a percepire, con frequenza sempre più elevata, queste sofferenze fisiche collegate all’attacco di panico e all’ansia.
Possono essere molte le storie da raccontare di pazienti con attacchi di panico ed ognuna ha qualcosa di simile alle altre: la ricerca di una diagnosi, di un nome e di una cura del disturbo.
Spesso raccontano di aver provato a sperimentare delle terapie farmacologiche che si sono rivelate utili limitatamente ad un primo periodo, dopo di che è apparsa una nuova crisi seguita da altre in serie.
A questo punto, altro elemento di affinità tra le esperienze personali dei pazienti, subentra giustificato lo scoraggiamento interiore perché si è constatata l’inefficacia della cura intrapresa che lo fa rimbalzare nuovamente nell’incertezza e nel dubbio.
Si consiglia il seguente video “Attacchi di panico: cosa sono, come riconoscerli” (A cura del Dott. Pierpaolo Casto)
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