COME CURARE ADEGUATAMENTE GLI ATTACCHI DI PANICO
Una domanda molto frequente posta dai pazienti con disturbo di attacchi di panico è “Che ne sarà di me?”, interrogandosi sul proprio futuro.
Molto spesso raccontano in studio di convivere con questo problema da diversi anni, tempo durante il quale hanno effettuato numerosi tentativi di cura approcciandosi ad ognuno con il desiderio e la speranza che fosse quello giusto, ma puntualmente sono ricaduti.
“Ricaduti” è inesatto, perché ciò che è realmente successo è che, mentre stavano seguendo una terapia in cui confidavano la risoluzione del problema, è insorta l’ennesima crisi, poi altre, e dunque una nuova possibilità di cura, ma accompagnata da altre crisi ancora.
Qui logicamente subentra lo scoraggiamento e la vittima comincia a domandarsi se quella sia una condizione che dovrà vivere per sempre, ovvero nella continua paura, nel terrore e nell’attesa della nuova crisi, immaginando dove e quando arriverà, che entità avrà, come la gestirà e se riuscirà a gestirla.
Quello di panico è un disturbo difficile perché complicato è di già il suo riconoscimento, tuttavia una volta diagnosticato la cura è possibile, passa attraverso la psicoterapia e in alcuni casi attraverso l’aiuto farmacologico (ma non è una regola quest’ultima).
Per porre rimedio al disturbo va intrapresa quanto prima una buona psicoterapia cognitivo-comportamentale perché non curare significa cronicizzare il problema.
Cronicizzare, in questo contesto, vuol dire far comparire manifestazioni agorafobiche, ossia la paura di uscire da casa o di esporsi a determinati luoghi: ad esempio, il timore di sentirsi male in un supermercato può risultare talmente grande da rinunciare a fare la spesa in quel posto.
Può succedere che si inneschi così un circolo vizioso in virtù del quale comincia a rinunciare alla frequentazione di sempre più luoghi finchè la propria casa diviene la sola ed esclusiva base sicura in cui rintanarsi per proteggersi da eventuali attacchi di panico.
I pensieri ovviamente non sono felici, le emozioni non sono piacevoli e col passare inesorabile del tempo la sfiducia diventa sempre più grande, col rischio che su queste problematiche e dinamiche possa instaurarsi un disturbo depressivo.
Ci si può trovare, pertanto, dinanzi a una persona che è limitata nei propri spostamenti fino a frequentare soltanto quegli spazi reputati sicuri, come la propria casa, il proprio posto di lavoro o una zona particolare prossima a un ospedale in caso di crisi.
Una persona che ha ormai pieno scoraggiamento e profonda convizione che la sua condizione è destinata inesorabilmente ad essere quella di un malato.
Ma la realtà è un’altra perché dal disturbo di panico si esce assolutamente: bisogna iniziare a credere che questo problema non è un mostro imbattibile, ma soltanto un malessere che si esprime con sintomi verosimili e che può essere curato.
Una cura giusta lo cura.
Si consiglia il seguente video “Attacchi di panico: la cura definitiva” (A cura del Dott. Pierpaolo Casto)