COME AFFRONTARE L’ANSIA – STRATEGIE PER SUPERARLA PER SEMPRE
In questo approfondimento ci concentreremo su come affrontare l’ansia, ma prima di addentrarci nella specificità e nella concretezza del tema, occorre avere le idee chiare su ciò che s’intende per “affrontare”: ovvero, se facciamo riferimento all’affrontare della situazione acuta in cui si stanno vivendo delle condizioni di ansia e di panico con relativa sintomatologia o se, invece, all’affrontare come curare e risolvere il disturbo in modo completo e definitivo, così che le espressioni fisiche non si ripresentino più.
Nel primo dei due casi, il suggerimento strategico più importante è di non evitare la situazione: un paziente in preda all’ansia, al panico e all’agitazione, infatti, sarebbe tentato di allontanarsi dalla circostanza che reputa a rischio per raggiungere la propria base sicura, lungi da quel luogo; oppure, quando i sintomi sono stati veicolati da pensieri di ansia anticipatoria (es: cosa mi succederà qualora mi recassi con i miei amici in pizzeria, qualora mi ritrovassi bloccato nel traffico, ecc..), la persona opta per evitare del tutto l’esposizione alla situazione perché, data la tensione che la caratterizza (sotto forma delle varie manifestazioni fisiche: tachicardia, tremore, sudorazione, vampate di calore, brividi di freddo, sensazione di soffocamento, di svenimento, di perdita del controllo, di morire ecc..), recarsi in quello spazio significherebbe accentuare il proprio malessere.
Si tratta, tuttavia, di una condotta del tutto erronea, una strategia naif che illude il paziente di sentirsi meglio strutturandogli la convinzione che la sua serenità non viene destabilizzata a patto che non frequenti determinati spazi (dai supermercati agli uffici bancari, dalle discoteche agli uffici postali, ecc..) ideologicamente pericolosi per la sua persona.
Adottare l’evitamento o l’allontanamento, purtroppo, è come darsi la zappa sui piedi da soli: praticarli, infatti, significa non far altro che consolidare e alimentare il disturbo d’ansia e di panico, rafforzandoli nella frequenza e nell’intensità di insorgenza.
Il comportamento corretto sarebbe stato quello coraggioso di mantenersi nella situazione o di esporsi ad essa: in tal modo, il paziente avrebbe avuto l’opportunità di constatare che il livello d’ansia sarebbe gradualmente salito col passare del tempo (Curva di Gauss) fino a raggiungere il suo apice, ossia il punto massimo d’espressione, e bloccarsi; da qui sarebbe partita una sua spontanea discesa culminante nell’azzeramento totale di tutto il corredo sintomatologico.
Questo avrebbe potuto rappresentare il punto di inizio fondamentale verso il processo di guarigione, perché la realizzazione cosciente di quanto successo avrebbe indotto la persona a comprendere e a riscrivere gli schemi di pensiero sbagliati, che sono la causa assoluta della condizione di ansia e di attacchi di panico.
Nel secondo dei due casi espressi all’inizio dell’articolo, ovvero come affrontare l’ansia per curarla in maniera completa e definitiva, il consiglio è quello di sottoporsi quanto prima a un trattamento di psicoterapia cognitivo-comportamentale.
È il percorso psicoterapico elettivo per l’intervento sui disturbi d’ansia, di panico e dell’umore in quanto consente di agire su quella che è effettivamente la causa (i pensieri) e non sulle conseguenze (i sintomi): è tutta qui la rivoluzione che dimostra il motivo per il quale i trattamenti precedenti non si siano rivelati efficaci, perché ci si è focalizzati esclusivamente sul tamponamento delle manifestazioni fisiche, mentre sono i meccanismi cognitivi a dover essere ristrutturati.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale insegna delle tecniche di strategie e di cambiamento in tal senso, a partire dalla comprensione dei propri errori di pensiero.
Tra gli strumenti fondanti della terapia cognitiva, vi è il “Modello ABC”: per comprenderlo bisogna immaginare uno schema a tre colonne, in cui scrivere una lettera su ognuna di essa (A nella prima, B nella seconda, C nella terza); ogni lettera si collega a quella successiva per mezzo di una freccia, rappresentandole graficamente (A à B à C); sotto A si scrive “Che cosa è successo?”, sotto B “Cosa ho pensato?” e sotto C “Come mi sono sentito?”.
Secondo questo modello abbiamo un fatto (A), un pensiero (B) e un’emozione (C): nella descrizione e nell’analisi di una situazione, noi rappresentiamo l’accaduto nella prima colonna (esempio: “Mi trovo nell’ufficio postale”), il pensiero sull’accaduto nella seconda colonna (esempio: “Sto avvertendo tachicardia”) e l’emozione che ne scaturisce nella terza colonna (esempio: paura).
Notiamo come il pensiero di sentirsi male provochi un aumento della sintomatologia avvertita e temuta, l’accelerazione della frequenza cardiaca nel nostro esempio.
Il paziente che struttura pensieri disfunzionali e, di conseguenza, paure, diventa come un serpente che si morde la coda: i meccanismi cognitivi alimentano le emozioni e i sintomi, inducendolo erroneamente a convincersi della bontà strategica dell’allontanamento o dell’evitamento della situazione.
È questa la trappola più grande dell’ansia e del panico: la psicoterapia cognitivo-comportamentale ne è il trattamento di risoluzione migliore.
Si consiglia il seguente video “Come affrontare l’ansia: strategie per superarla per sempre” (A cura del Dott. Pierpaolo Casto)